“ Signore, Adonai, la tua frase rivolta a nostra madre Eva:” In sforzo farai nascere figli”, non mi spaventa. E’ giusta l’ora delle spinte in fuori, dello sforzo. Ce ne vorrà molto per staccarmi il bambino. Stiamo così bene in due, in un corpo solo. Benedetto lo sforzo che ci imponi. In questi giorni di fine estate prima delle nozze espongo il corpo al sole sul tetto al primo mattino, con la scusa di girare i fichi messi a seccare. Scopro il ventre, così attraverso di me arriva luce a lui. Gliela racconto:” E’ quella che ti aspetta fuori. Non serve solo a vedere in lontananza, è pure calore. Senti l’ondata che ci copre mentre siamo stesi? Si chiama sole. Gli occhi non ce la fanno a guardarlo, ma i tuoi sì, protetti dall’acqua del grembo.”…………..Gli racconto:“ Più del giorno ti stupirà la notte. E’ un grande grembo stracarico di luci. Nelle sere d’estate qualcuna si stacca e viene vicino, fischiando. In mezzo a loro passa una via bianca, un siero di latte, quando lo vedrai vorrai succhiarlo. Pensa che io sono una di quelle luci e intorno a me c’è un ammasso di altre. Così è la notte, una folla di madri illuminate, che si chiamano stelle: di tutte loro, solo io la tua. A guardarle fanno spalancare gli occhi e allargare il respiro. Ma tu non sai ancora cosa è, il respiro. E’ questo su e giù del petto che ti dondola”.
Tratto dal libro di ERRI DE LUCA “ In nome della Madre”